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E’ stata una serata strana , ieri sera, a Londra. C’era molta attesa, trepidazione, ma anche un pò di malinconia ai Dimco Buildings: tutti erano curiosi di scoprire la nuova collezione di Burberry, ma era innegabile un pò di tristezza al pensiero che sarebbe stata l’ultima firmata da Christopher Bailey. Come Lagerfeld per Fendi e Chanel, anche il desginer britannico ha lasciato molto di se in questi anni alla guida del brand britannico, prima come designer poi come CEO. Un’estetica forte, che ha sempre guardato al futur, senza mai dimenticare la grande storia di Burberry. Un rispetto smisurato che non ha impedito la sperimentazione. E anche con questa ultima collezione finale, Bailey ha coniugato passato e presente con maestria.
A dominare la scena è la stampa check reinterpretata: nasce la Rainbow check, un omaggio e un supporto da parte di Bailey e del brand alla comunità LGBTQ, che riveste trech, cappe, come quella d’aperuta indossata da Caar Delevigne ( a lungo musa del brand e scoperta proprio da Bailey), aviator, ponci e giacce militari. Tra volumi esagerati ed oversize di abiti da sera con cappucci, si muovono le modelle di Bailey, quali Adwoa Aboah, Jean Campbell, Montell Martin e Edie Campbell. Ma non solo novità, ma anche grandi ritorni. Bailey ha tirato fuori dagli archivi del brand pezzi iconici e un pò dimenticati e ha ridato loro splendore, come The Link realizzata con la stampa check del 1983, la Belt Bag e il Grommet detail sac, sacca oversize in pelle con dettagli metallici.
In prima fila, molti nomi cari a Burberry, su tutti Kate Moss, che in passato è stata volto del brand. Commozione e applausi a fine sfilata, a celebrare il genio di un designer schivo, eclettico, e con la grande capacità di osare e sperimentare in tempi come questi, dove sperimentazione e diversità non sono visti di buon occhio. Un addio, per ora. Possibile sperare in un ritorno?
Credits Immagini: Courtesy of Press Office