Alla scoperta di Rifò, la moda sostenibile 100% italiana

Un viaggio cambia sempre qualcosa o qualcuno. E’ un’esperienza che non lascia niente di immutato. Anche un capo d’abbigliamento compie un viaggio, sin dal momento della sua creazione: da semplice filato, diventa qualcosa che poi troviamo sugli scaffali degli store, per finire nei nostri armadi, più o meno pieni. Ma quando c’è ne disfiamo dove va finire quel capo che non vogliamo più?

Non tutti lo sanno, ma c’è chi ha avuto la possibilità, proprio con un viaggio, di scoprirlo. Niccolò Cipriani lo racconta in questa intervista: fondatore di Rifò, startup tutta made in italy, si propone un ambizioso progetto. Futuro certo o semplice ambizione? Non vi resta che leggere per scoprirlo.

I fondatori di Rifò, a sinistra Niccolò Cipriani

  • Niccolò, so che questa avventura con il tuo brand ha inizio dai tuoi anni universitari. Un viaggio da volontario e un Erasmus: qual è stata la scintilla? Da cosa nasce il progetto Rifò?

Diciamo che l’idea di Rifò mi è venuta in mente nella mia ultima esperienza di lavoro in Vietnam ma le sue radici sono più lontane. La prima volta che ho pensato di lavorare su un progetto che risolvesse i problemi dell’industria della moda ero in Tanzania, a Mlali, là avevo realizzato quanti vestiti abbiamo noi e quanti non ne abbiano loro. Una diseguaglianza che non riuscivo a capire. Tornato in Italia, nel settembre 2012 partii subito per l’erasmus in Francia a Rennes dove ebbi la possibilità di sviluppare un’idea di business. La mia si chiamava Phoenix, prendere i vecchi vestiti dalle case con un furgoncino e poi ridistribuirli, una parte selezionata rivenduta in negozi vintage e il resto portato ai bisognosi in Africa. A quei tempi sebbene avevo già ricevuto proposte di finanziamento non me la sentii di partire e decisi di proseguire con i miei studi. Poi nell’estate 2017 la scintilla, non riciclare i vecchi indumenti ma rigenerarli riprendendo una tradizione di Prato, così è nato Rifò.

  • La moda ha intrapreso, molto lentamente, un passo verso la sostenibilità, per lo più i grossi brand. Dove si innesta il tuo progetto all’interno della filiera produttiva?

Noi ci differenziamo per una produzione controllata, etica a km0 utilizzando fibre rigenerate nel nostro distretto, valorizziamo una tradizione che il nostro distretto nascondeva copioso. Il nostro lavoro è quello di coordinare tutti questi artigiani presenti nel nostro distretto, per passare dalla materia prima secondi al prodotto finito.

  • Rifò è nata come startup, con un crowdfunding per iniziare. Da startup a brand, come? La tua esperienza in Bocconi come aiuta?

Ancora Brand per noi è un parolone ma sicuramente stiamo lavorando sempre di più sullo stile e sulla comunicazione. Aver studiato a Milano mi ha aiutato a avere una mentalità aperta e internazionale, prendendo sempre come benchmark realtà estere soprattutto.

  • Moda sostenibile, di qualità, a prezzi contenuti: come si combinano le tre cose?

Cerchiamo di trarre vantaggio di essere a Prato, produciamo senza intermediari andando diretti alle materie prime e poi rivendiamo capi senza agenti, alle persone tramite e-commerce oppure ai negozi che ci contattano dai social o che abbiamo conosciuto a fiere. Questi due aspetti ci portano a avere un prezzo accessibile a tutti.

  • Parliamo di stile, design. Quali stilisti sono la fonte di ispirazione per i vostri modelli? O da chi ti lasceresti influenzare nella realizzazione dei vostri prodotti?

Per ora non prendiamo spunti da stilisti, ma dal nostro territorio, dai pavimenti di Siena, dalle decorazioni delle case storiche fiorentine, dai marmi del duomo di Prato. Pensiamo che il nostro passato ci possa indicare la strada per il nostro futuro.

  • Pensi che il tuo modello di business o applicabile ad altre realtà oltre Prato, o esportabile all’estero?

Sinceramente penso di no, esistiamo perché siamo di Prato, altrimenti non potremmo essere così agili a lanciare nuovi prodotti e a seguire quotidianamente la produzione. Infine, stando a Prato risparmiamo sui costi di trasporto e sulle emissioni di carburante.

  • Moda e social: ci mettete la faccia e raccontate l’impatto dell’eco moda, ma qual è stato il feedback del pubblico verso la vostra idea? Quanto incide sulla vostra crescita?

I nostri clienti acquistano i nostri prodotti sono realizzati in maniera sostenibile e hanno un prezzo accessibile. Entrambi questi fattori hanno la loro importanza. Vediamo un crescente interesse verso le tematiche che trattiamo e sempre più persone si riconoscono nei nostri valori di qualità, sostenibilità e responsabilità.

  • Rifò fra 3 anni: brand di moda o sempre legato alla sua sfera artigianale?

Direi sempre di moda ma sempre artigianale, penso che entrambi siano degli aspetti imprescindibili per essere competitivi oggi sui mercati globali.

Niccolò, hai presentato Rifò, adesso dii qualcosa di te

Descriviti in tre parole

Energico, sognatore, curioso

I tuoi mai senza  in borsa

Libro, penna, macchina fotografica

I tre top artist da ascoltare mentre lavori

Angus&Julia Stone, Radiohead, Leonard Cohen

I tre posti del cuore ( se puoi dirceli)

Rio Torto, Volterra, Monte ferrato dietro a casa mia

I tre viaggi da fare assolutamente

India del Nord, Bolivia e Ecuador, Namibia

I tre capi cult del tuo armadio

Giubbotto Burberry, Felpa adidas di mio padre, Scarpe Adidas Stockholm

E infine le tre cose per cui val la pena vivere

Amicizia, Famiglia e Viaggiare

Credits Immagini: Courtesy of Press Office

Cristina Izzo

Editor in Chief of TheAuburnGirl. Former Fashion Editor of Quotidianomime.com

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