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taxi berlinale

Orso d’oro a Taxi di Jafar Panahi, il regista iraniano condannato dal regime di Teheran a non uscire dal paese, non rilasciare interviste e a non girare film.

Panahi, che nel 2000 aveva vinto il festival di Venezia con Il Cerchio, ha realizzato questo film clandestinamente, piazzando la telecamera sul cruscotto del suo taxi e mettendosi alla guida, attore, per le vie di Teheran.

Taxi è un film di denuncia della situazione iraniana attraverso i racconti dei tanti clienti che prendono il taxi, ma al contempo è un film ricco di poesia ed umorismo.

Premiato con l’Orso d’Argento Gran Premio della Giuria, il film El club del regista cileno Pablo Larrain, è un racconto di denuncia della pedofilia di alcuni sacerdoti che la chiesa tiene nascosti in una casa sul mare.

A Charlotte Rampling e Tom Cournenay è andato il premio alle migliori interpretazioni per “45 years” dell’inglese Andrew Haigh, che racconta di due anziani coniugi che nel quarantacinquesimo anniversario di matrimonio vengono a sapere che il corpo di una ex fidanzata dell’uomo è stata ritrovata e questa notizia incrina un’unione fino ad allora perfetta.

Nessun premio invece al film italiano Vergine Giurata, della regista esordiente Laura Bispuri, con Alba Rohrwacher nei panni della protagonista. Girato tra l’Albania e Bolzano, racconta di una pratica tribale, il Kanun, una legge che permette a una ragazza albanese di avere gli stessi diritti dei maschi se giura di rimanere vergine.

Complessivamente questa sessantacinquesima Berlinale ha presentato film di alta qualità, dai temi scomodi, situazioni estreme, con un’unica concessione alla mainstream, la presentazione di Cinquanta sfumature di grigio.