“Che faccio, gli scrivo?”, “Ma secondo te mi ama?”, “Sto zerbinando troppo?”. L’elenco potrebbe proseguire, meglio fermarsi qui. Quando si tratta di rapportarsi con gli altri (amici e possibili lover) molto spesso preferiamo affidarci all’opinione altrui: vuoi perché essendo coinvolti non riusciamo ad essere lucidi, vuoi perché siamo convinti di essere dalla parte del giusto e cerchiamo quasi una conferma al nostro comportamento. O vuoi perché chi ci vuole bene e ci conosce a volte riesce a vedere oltre, anticipando già le nostre reazioni.

Quante volte vi siete seduti ad un tavolino, cercando il rassicurante conforto di amici e amiche e avete iniziato a raccontare i fattacci vostri, analizzando conversazioni, studiando comportamenti e indagando i se e i ma. Quante gastriti, lacrime e notti insonni passate a farsi le fantomatiche “seghe mentali”, da soli o in compagnia a seconda della vostra fortuna e delle vostre dote relazionali. E’ vero che a sbagliare siamo bravi tutti, ma molto spesso cerchiamo quasi una giustificazione per commettere alcuni gesti o aprire bocca a sproposito. Chi ci conosce bene sa come farci ammettere di aver sbagliato, o come indirizzarci sulla giusta via.

Personalmente adoro dare e soprattutto ricevere consigli: pur ragionando con la mia testa, riconosco di aver bisogno di qualche “spunto” interpretativo (soprattutto in campo amoroso). Che solitamente ascolto, elaboro e spesso metto in pratica. Ritrovandomi invece a dare consigli, ho spesso notato che il “richiedente” cerca di rielaborare a proprio vantaggio quanto appena ricevuto, non tanto arrivando a manipolare o modificare il mio punto di vista sulla faccenda, quando a estrapolare da quanto emerso le ipotesi più piacevoli e ottimiste.

Quando chiediamo un consiglio speriamo di vederci chiaro su un fatto o aspettiamo solamente di ottenere un’ulteriore riprova di quanto vorremmo sentirci dire?