Con Patrizio di Marco, presidente e amministratore delegato, Gucci si piazza in prima linea nel rilancio del settore manifatturiero. La storica azienda fiorentina, oramai a controllo francese come altri prestigiosi brand italiano del lusso,  nel 2013 ha registrato ricavi di 3.561 milioni di euro.

La riduzione dei punti vendita indiretti come strategia di marketing a favore del retail diretto ha dato i suoi frutti in casa Gucci con un aumento dei ricavi del 6% già nel primo semestre del 2014: la performance migliore dal secondo trimestre 2013.

Nel giro di quattro anni, il brand ha messo mano a 130 negozi e ridotto parte delle vendite all’ingrosso, una nuova strategia di marketing che si pone l’obiettivo di inibire il mercato parallelo e di riportare Gucci all’essenza degli anni ’60 e ’70.

Quindi, pronta ad affermarsi ancora come simbolo di artigianalità e stile, l’azienda lo fa senza abbandonare il made in Italy e la manifattura, con la promozione di 12 reti d’impresa per un totale di 97 piccole e medie imprese con 1.500 addetti totali.

Nella filiera della pelletteria,  in Toscana lavorano per Gucci  settemila persone, ma in progetto ci sono nuovi investimenti sul territorio, al qualenel 2013 sono stati destinati più del 10% dei 215 milioni di investimenti patrimoniali.

Ma l’impegno di Gucci nel territorio non si ferma qui: la Maison si è fatta avanti nel salvataggio della Richard Ginori, acquisendo, nel 2013, il colosso toscano del settore ceramico.

Investimenti sul territorio, rilancio della manifattura, qualità e stile: questa è la ricetta di Gucci per il rilancio dell’economia nazionale. A confermarlo, l’apertura a Scandicci, tra un anno e mezzo, di una fabbrica di 27mila metri quadrati e di un nuovo stabilimento produttivo per borse e valigie che riunirà in un unico sito le tre sedi attuali.

Immagine: gucci.com