La sveglia che suona alle 7am in una domenica di maggio può significare UNA cosa sola: comunione.
O scappatella al mare/lago. In quel caso, beati voi.

Dopo una velocissima doccia, un’inesistente colazione, la scelta di un abito adeguato all’occasione e l’applicazione di un filo di make up (tutto in tempi record, quasi da fare invidia al team meccanici del pit stop di Formula 1), sono salita in macchina con mia madre. Ovviamente eravamo in ritardo. Destinazione: comunione.

Una volta lì, costretta a rimanere fuori dalla chiesa a causa del sovraffollamento di parenti e, presumo, furboni che non vedevano l’ora di godersi un po’ d’ombra e di fresco, ho preso parte al summit con alcuni parenti di parenti. Solito interrogatorio: in cosa sei laureata? che fai, continui o ti fermi? ma hai il ragazzo? Che lavoro fa? Inutile descrivere le facce dei presenti quando ho detto che lui, sebbene fosse in ferie non mi avrebbe accompagnata né alla cerimonia tantomeno al rinfresco. Ho anche provato a spiegare che secondo me l’uomo non era il nuovo accessorio della donna e che io continuavo a preferire le borse, ma non credo che nessuno abbia capito il mio commento. L’ironia purtroppo si sta estinguendo.

Continuando l’infelice aggiornamento di fattacci altrui, sono venuta a conoscenza del fatto che L., l’unica altra ragazza sulla ventina presente alla cerimonia, si era appena lasciata con il ragazzo che aveva preferito una taglia 38 alla 46 di lei. Evitando commenti scontati anti-taglia S, ho evidenziato invece il fatto che finalmente L fosse libera da un cretino che, cito testualmente, “le consigliava periodicamente di mettersi a dieta”. Il fatto sconvolgente è che la stessa madre di lei continuasse a dar ragione all’ex ragazzo, spingendo la propria figlia ad adottare un nuovo stile di vita.

Durante tutto il discorso ho continuato a guardare la povera L, quasi con le lacrime agli occhi dall’umiliazione e dai soliti discorsi. Prendendola da parte, ho suggerito di spostarci dalle chiacchiere delle mamme, per parlare tra coetanee. “Sai” ho iniziato “Purtroppo i genitori hanno il brutto vizio di aprire bocca ed espellere critiche” le ho confessato facendole tornare il sorriso. “Si, non sai quante ne riceva ogni giorno” ha iniziato a raccontarmi lei, narrando questo o quell’episodio, fino ad arrivare alla nuda e cruda verità: la vita non è affatto semplice a qualunque età, ma quando sei una ragazza di venti-e-qualcosa-anni con una taglia 46 lo è ancora di meno. Non che io poi sia molto più diversa da lei: un anno, due taglie e parecchi cm d’altezza in meno rispetto ad L, anche io soffro di ricezione quotidiana di almeno una critica. Quando sono fortunata è solo una.

L. continua a raccontarmi di quanti tentativi abbia fatto per ottenere una taglia in meno, dalla dieta Dukan (quella iperproteica che porta colesterolo e giramenti di testa), alla dieta povera di grassi o a quella ricca di fibre e prodotti integrali. Inizia a raccontarmi della nuova dieta che sta seguendo, la Boot Camp: questa prevede l’iniziale eliminazione di alimenti come carne, lievito di birra e latticini per purificare il corpo, per poi reinserirli in seguito, evitando l’effetto “yo-yo” tra chili persi e subito ripresi. Basandosi su un equilibrio tra cibi acidi e basici, questa particolare dieta promette un corpo sano ed energico. Mi lascio quasi convincere mentre la mia interlocutrice racconta di quanto siano fondamentali i cibi detox per l’organismo: meglio mangiare più speziato e abbondare con grano saraceno, banane, barbabietole e tofu. Bisogna inoltre preferire il caffé al “cugino” decaffeinato ( gioia per le mie orecchie di caffeinomane). Infine, mai trascurare lo sport e l’attività fisica quotidiana. Di che ne dica la madre, L. mi confessa di aver già perso 4 kg con questa particolare dieta, e non mi resta che farle i complimenti per la sua costanza e l’impegno. Poi cambiamo argomento e iniziamo a parlare di vestiti e mercatini vintage.

Poco dopo siamo costrette a separarci, sedendoci nel posto assegnatoci dall’organizzatrice dell’evento: io sono con mia madre, i miei zii e cuginetti, lei è con i suoi parenti. Mentre mi gusto una delle portate del pasto, qualcosa cattura la mia attenzione: vedo L. portarsi alla bocca un raviolo, masticarlo brevemente per poi sputarlo di nascosto nel tovagliolo. Riprendo a mangiare scuotendo la testa.

Una volta a casa, ore ed ore dopo aver abbandonato il mio confortevole letto, inizio a riflettere sulla giornata: i genitori dovrebbero essere figure di riferimento per i figli, con il compito di accudirli, aiutarli e spronarli quando serve. Allora come si può esasperare una figlia affinché questa perda peso, ossessionandola a tal punto da impedirle di gustarsi un pasto? Perché sottolinearne i difetti piuttosto che i pregi?

Non trovando una risposta convincente e soprattutto breve, accendo il Kindle e inizio a leggere un romanzo.

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