Coach, il brand newyorkese di borse di lusso sta attraversando un momento difficile: gli acquirenti diminuiscono e le maison rivali crescono, con la conseguente erosione delle quote di mercato e il calo delle vendite. Proprio queste, hanno subito un ulteriore contraccolpo il mese scorso, trascinando il marchio in una spirale negativa che non accenna a fermarsi e lasciar respirare.

Ma, come ogni azienda che si rispetti, Coach ha preso la situazione di petto, lavorando per rinnovare la sua immagine. Lo sta facendo alzando la posta in termini di pubblicità, arruolando top model e fotografi, assumendo Stuart Vevers alla direzione artistica, aumentando i prezzi e chiudendo un gruppo di negozi a basso rendimento.

Insomma Coach sta cercando di tornare al successo, affrontando a testa alta e, anzi, intensificando, persino la sua battaglia anti contraffazione che, solo nel 2013, l’aveva portato a combattere oltre 100 cause per violazione del marchio. L’ha fatto perché l’esistenza di una quantità enorme di falsi articoli “coach” sul mercato ha creato un senso di saturazione nello stesso che ha minato uno dei tratti fondamentali della moda lusso: l’esclusività. L’ha fatto per non dare corpo a quelle voci che parlano delle sue battaglie e della sua rinascita come di una cosa irraggiungibile.

Qual è la caratteristica che contraddistingue, o potrebbe distinguere Coach dai suoi rivali nel settore della moda e del lusso? Sarà dare ai clienti ciò che vogliono la prossima battaglia del brand. Certo, di lavoro da fare per sbaragliare la concorrenza e risorgere dalle sue vecchie ceneri ce ne è molto. Ma l’ardua battaglia  è una sfida che la maison è determinata a vincere.

Immagini: Coach Official Facebook Page