La 56esima Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata dal nigeriano americano Okwui Enwezor, si presenta come una riflessione nuova sulla relazione tra l’arte e la realtà del nostro tempo. La prima grossa novità di quest’anno sarà l’apertura anticipata rispetto alle precedenti edizioni: la Biennale Arte si aprirà il 9 maggio 2015, in contemporanea con l’Expo 2015 di Milano.

All the World’s Futures è  il titolo della 56° Biennale, una rassegna che parla di futuro e che nelle intenzioni del curatore guarda al futuro, ma che si aggancia alla storia, per riflettere sulle macerie, le utopie, le paure del presente.

All’arte si assegna un ruolo di decodifica del reale, ma anche di ricostruzione. “Le fratture che oggi ci circondano”, ha spiegato il curatore alla conferenza stampa di Presentazione della Biennale, “e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale, rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus”.

La citazione dell’Angelus Novus di Paul Klee riassume perfettamente la Biennale di Enwezor. Come scrive Walter Benjamin nelle sue Tesi di filosofia della storia: “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.

Il nostro tempo è pieno di angoscia, ma necessita di una redenzione, di un’idea di futuro, che si risolve con uno sguardo all’indietro, col pensiero rivolto alla storia del pensiero occidentale.

Niente nomi ed elenchi di opere, ancora.  “La Biennale è una Mostra d’Arte, non una mostra mercato. Non basta un neutrale aggiornamento dell’elenco degli artisti più o meno giovani e noti“: afferma il  Presidente Paolo Baratta “Abbiamo, in passato, definito in vari modi la Biennale. Oggi, di fronte ai pericoli di scivolamenti conformistici verso il noto, il consueto e il sicuro, l’abbiamo denominata la “Macchina del desiderio”. Mantenere alto il desiderio di arte.

A sua volta, desiderare l’arte è riconoscerne la necessità. È, cioè, riconoscere come necessità primaria e primordiale l’impulso dell’uomo a dare forma sensibile alle utopie, alle ossessioni, alle ansie, ai desideri, al mondo ultra sensibile”.

Due sono i libri che faranno da perno concettuale: il già citato testo di Benjamin, del 1940, e il Capitale di Karl Marx, che il curatore trasforma in un dispositivo di pensiero e di visione, una vera e propria “opera “. Lo spettro del Capitalismo si aggirerà per la Biennale di quest’anno. Una parte dell’esposizione darà dedicata alla lettura dal vivo dei quattro libri di Das Kapital di Marx e gradualmente si amplierà con recitals di canti di lavoro, libretti, letture di copioni, discussioni, assemblee plenarie e proiezioni di film dedicati a diverse teorie ed esplorazioni del Capitale. Ensemble teatrali, attori, intellettuali, studenti e persone del pubblico saranno invitati a dare un contributo al programma di letture le cui voci inonderanno e pervaderanno le sale circostanti in una grandiosa esposizione di oralità.

Immagine: Biennale.org