Gennaro Santillo

Il mondo della sartoria è uno degli ambienti in cui si può esprimere al meglio l’eleganza maschile. A Milano, Quotidianomime.com è andato a scoprire, nel nuovo showroom al numero 2a di via Lazzaro Spallanzani (angolo Corso Buenos Aires), i segreti della camiceria Santillo, camiciai calabro-napoletani dal 1970.

Tutto è nato a Napoli nel dopoguerra quando la signora Angela Lemma, futura fondatrice della camiceria, si mise, per necessità e passione, a riparare le camicie. Successivamente conobbe il marito con cui si trasferì a Catanzaro e fondò nel 1968 una piccola sartoria che produceva camicie su misura. La sartoria prese il nome di Santillo, dal cognome del marito.

Il successo e l’approvazione da parte della clientela non tardarono ad arrivare, vista la particolarità della tradizione sartoriale napoletana, ma confezionata a Catanzaro.

La svolta però si ebbe con i tre figli, in particolare Gennaro Santillo che, prese le redini dell’azienda familiare, ha cercato e soprattutto cerca di internazionalizzare il brand.

“Quello che vogliamo in famiglia, soprattutto io e mio fratello, è far crescere la nostra camiceria – afferma Gennaro – ma non vogliamo certo far diventare l’opera di nostra madre un marchio dai ricavi stupefacenti che rinuncia alla qualità per gli incassi. Vogliamo “brandizzare” Santillo dal 1970 ed esportare il know how italiano all’estero“.

– Quanto pensa sia importante il Made in Italy e non ritiene il concetto di brand estraneo al mondo della sartoria?

Il Made in Italy è una perla da conservare, soprattutto in momenti come questi dove la globalizzazione è dirompente, ma al tempo stesso il mondo ci invidia. Io mi batto affinché l’artigianalità italiana rimanga anche se, qui in Italia, purtroppo, i finanziamenti governativi non arrivano e, a meno che non si sia un grande marchio, è difficile in alcuni casi poter andare avanti.

Il binomio brand-sartoria non è un controsenso, perché tutti, anche i miei colleghi, vogliamo che il nostro nome e la nostra artigianalità venga apprezzata. Anzi, in un momento come questo, quando la concorrenza è spietata, il voler eccellere col nostro prodotto ci spinge a far di meglio. Infatti se in Italia vi fossero solo tre sarti, ognuno farebbe male il suo lavoro poiché vi sarebbe comunque la clientela. In questo caso noi, come altri camiciai, siamo “costretti” a dimostrare che possiamo offrire qualcosa di più rispetto a molti grandi nomi.

– Quali sono le caratteristiche peculiari delle camicie Santillo? Quale è quel “quid” che può far innamorare del vostro prodotto?

– La nostra grande passione e l’artigianalità del prodotto sono le caratteristiche principali che ci distinguono. Tutto viene prodotto a Catanzaro, a mano, da mia madre che ancora adesso a 68 anni si diverte a cucire camicie invece di godersi la meritata pensione, da mia sorella, da mio fratello e dai nostri cinque dipendenti. Il”quid” è dato dalla perfetta vestibilità della camicia, dal fatto che questa rimane in perfette condizioni per oltre 10 anni di intenso uso e, infine, dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Infatti, con massimo 240 euro è possibile comprare una nostra camicia su misura.

– A proposito del “brandizzare” la Camiceria Santillo, avete in mente qualche nuovo prodotto?

”Sì, ci stiamo affacciando anche alla camiceria da donna, ma soprattutto stiamo puntando molto sugli accessori quali pochette e cravatte e, piano piano, ci stiamo affacciando alla creazione del total look, all’abito.

– Abbiamo parlato di Made in Italy e della battaglia per l’artigianalità italiana, che ne pensa del Pitti e della comunicazione del savoir faire italiano?

La mia battaglia per il Made in Italy, se così la vogliamo chiamare, viene “combattuta” ogni giorno quando entro in sartoria, o qui a Milano o a Catanzaro, con l’idea di voler espandere il nostro credo. Inoltre, stiamo aprendo a Catanzaro una scuola per giovani ragazzi che si vogliono affacciare a questo affascinante mondo che, purtroppo, può andare perduto.

Sul versante del Pitti penso sia fondamentale parteciparvi per l’immagine e per comunicare al mondo intero e soprattutto agli addetti ai lavori la propria capacità artigianale. Però, per gli incassi Pitti Immagine Uomo non frutta come sembra infatti i buyers preferiscono recarsi negli showroom milanesi.

La comunicazione e il ruolo di PR all’interno di un’azienda di moda, così come di una sartoria poi è fondamentale, perché permette di uscire dai propri confini. Un esempio siamo noi che abbiamo creduto nei fashion bloggers ed in particolare in Fabio Attanasio di The Bespoke Dudes che ci ha permesso di allargarci, sia come pubblico/fan della Camicieria sia come buyers.

A volte ne discuto coi miei colleghi sarti e mi “arrabbio” con la loro testardaggine/paura a volersi espandere in questi settori totalmente estranei per loro. Eppure bisogna rischiare per i propri valori e per la propria passione, non trovi?

Immmagine: Official Facebook Page Santillo 1970