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La sfilata serale di Valentino di ieri era l’evento probabilmente più atteso della giornata. PierPaolo Piccioli e MariaGrazia Chiuri erano attesi al banco di prova. Tanto è il successo nel RTW, quanto l’incertezza nella Haute Couture. Bisogna essere couturier come il loro Maestro, seduto in prima fila da spettatore ad ammirare una collezione che suscita solo due emozioni molto contrastanti tra loro: amore a prima vista o incertezza totale.

In un’atmosfera ovattata, a ricordare antichi palazzi, abbellita da tendaggi candidi, la sfilata di Valentino comincia con un mood di chiara ispirazione Ottocentesca, portando in passerella abiti troppo semplici di mussola e velluto, quasi le donne fossero delle servette qualunque. A questa semplicità, a tratti banale, si alternano abiti che richiamano alla memoria la pittura di Marc Chagall, noto pittore russo dell’800, successivamente naturalizzato francese. I corsetti indossati come capi d’outwear, giubbotti preziosamente ricamati indossati su abiti leggeri, allungano la silhouette, conferiscono agilità e movimento, ma sembra esserci una contraddizione insita che non appartiene alla maison, non c’è quella scioltezza e quell’eleganza che la fa amare a prima vista.

Ed è proprio l’amore il leitmotiv e l’ispirazione di questa collezione, un’inno non perfettamente pervenuto.

Nel finale, tutto cambia, tutto è rimesso in discussione, un’interruzione netta, due anime contrastanti che questa volta non si sono armonizzate. E in passerella scendono abiti principeschi, finemente e riccamente decorati, voluttuosi ed eleganti, che trasportano lo spettatore esattamente dove avrebbe voluto essere sin dall’inizio: in una favola.

L’amore è il tema più celebrato ed usato da artisti di ogni genere, raggiungendo vette altissime d’arte, ma il più delle volte viene celebrato in maniera stucchevole da chi si perde nell’ansia di voler fare e non riesce, come in questo caso la canzone di Lorenzo Jovanotti “A Te”: bella ma fuori tono con l’ambiente e con la favola.