“Le masse vogliono apparire anticonformiste. Ciò significa che l’anticonformismo deve essere prodotto per le masse”.

Non è la solita mostra su Warhol.

Il profeta di uno degli scismi dell’arte più radicali, colui che aveva previsto facebook, twitter e l’effimero desiderio di fama insito nella società capitalista, è stato fin troppo sugli scaffali, inscatolato nel suo mondo di icone, accanto alla zuppa  più famosa d’America.

La mostra inaugurata ieri al Palazzo Blu di Pisa, curata da Walter Guadagnini e Claudia Beltramo Ceppi, con più di 150 opere tra cui 20 fotografie Polaroid, ci rivela un altro lato di Warhol e, come dice il titolo “Una storia americana”.

Marilyn, la Taylor e le altre donne non ci appaiono più come semplici icone di bellezza destinate all’eternità dai colori pop bensì raccontano una storia alquanto triste di dive immortalate perchè vicine alla morte, artistica, sentimentale o fisica.

L’atmosfera dell’esposizione è di un bianco e nero in continuo contrasto, nonostante il cromatismo sgargiante della maggior parte delle creazioni del giovane ribelle di Pittsburgh.

Grande rilievo, all’interno del percorso, riveste infatti Warhol fotografo che ci mostra il suo reale senza più usare filtri. Autoritratti e ritratti, assaggi di personalità, si susseguono davanti agli occhi del visitatore come in un annuario della Factory, ma non solo.

Il volto oscuro dell’America si rivela con i volti dei criminali più famosi degli USA e ci viene proposto un nuovo modo di trattare la politica: si passa da Mao a Nixon, così anonimi da poter essere riprodotti in serie, come ogni altro oggetto.

I soggetti delle opere sono simboli che ci rivelano il clima opprimente dell’america anni ’80, come, ad esempio, coltelli che, non a caso, sono stati scelti per la copertina di una delle edizioni di “Gomorra” di Saviano.

Le ultime stanze ci rivelano un Andy astratto ma sempre fedele alla religione del rovescio della medaglia che, con ironia, trasforma soggetti tipicamente bucolici o classici in qualcosa di nuovo, che ha la stessa forma ma opposto significato.

Dal 12 ottobre 2013 al 2 febbraio 2014 è possibile visitare la mostra del primo produttore di anticonformismo che conformò l’idea di icona demistificandola, un ossimoro fatto arte che ha ancora molto da mostrarci.