Ogni volta che si gioca al Wembley, viene intonata una vecchia canzone inglese che dice che il calcio è tornato a casa. Negli ultimi tempi, a Londra e in tutto lo UK, la canzone è stata adattata alla moda, per celebrare il ritorno sotto i riflettori della moda British.

Be British, Be cool: un motto che si sente sempre più spesso tra i corridoi del fashion system.

La moda inglese sta tornando in auge grazie ad un lavoro mirato, accurato, che punta alla qualità, alla riscoperta della propria tradizione tessile e dei suoi inconfondibili tagli sartoriali, alla rivisitazione di capi classici che ne hanno fatto la storia e la gloria, la scoperta e la valorizzazione di giovani talenti.

Da alcuni anni a questa parte, il British Fashion Council, sotto la guida di Caroline Rush e Natalie Massenet (nella foto), ha lavorato strenuamente su questo progetto, affiancato dalle grandi maison e dai loro direttori creativi. Ognuno di quest’ultimi ha esaltato e reinterpretato il “British Style” a suo modo: dalle linee eleganti, semplici ma perfette di Victoria Beckham allo stile più punk, anticonformista di Vivienne Westwood, lei che negli anni passati ha dato lustro alla nazione con le sue creazioni e scardinato molti tabù.

E come poter dimenticare le nuove leve? Emilia Wickstead, Jonathan Saunders, Stella McCartney, Matthew Williamson: sono solo alcuni dei nomi che stanno dando una nuova prospettiva alla moda made in UK.

Christopher Bailey, fresco di nomina come CEO di Burberry, ha portato alla ribalta in 10 anni un brand un po’ in affanno, trasformandolo in un esempio perfetto di stile, eleganza, ottima qualità, un marchio che propone “uno stile ben definito e subito identificabile”, perfettamente connesso con il mondo moderno grazie al massiccio impiego dei social netwoks.

Fino a qualche tempo fa, Londra era il fanalino di coda tra le quattro importanti capitali della moda, ma sembra proprio che il periodo buio sia alle spalle, e oltre Manica si respira una nuova aria.

Immagine: FTmagazine