“Alla grande futurista Marchesa Casati, ai suoi occhi lenti di giaguaro che digerisce al sole la gabbia d’acciaio divorata”: questa la frase che Filippo Tommaso Marinetti scrisse sul ritratto che donò a Luisa Casati (1881-1957) una donna che aveva l’ambizione di essere un’opera d’arte vivente.

Si potrà visitare fino all’8 marzo 2015 al Museo Fortuny di Venezia la mostra “La Divina Marchesa. Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli anni folli”, ideata da Daniela Ferretti, a cura di Fabio Agenzie e Gioia Mari.

Con la sua vita sopra le righe, questa donna un po’ folle affascinò D’Annunzio e fu ritratta dai più grandi artisti dell’epoca, Boldini che la celebrò in versione femminile del dandy, Balkst, Marinetti, Balla, Alberto Martini, VanDougen, Depero, Man Ray, la cui foto divenne un’icona surrealista e fece il giro del mondo: per un errore di sviluppo gli occhi della marchesa erano diventati sei!

Un allestimento imponente, oltre cento lavori tra dipinti, sculture, abiti, gioielli, fotografie nella casa-atelier di Mariano Fortuny che vestì, insieme a Paul Poiret, Erté e Léon Basquet, la marchesa che, dopo i balli in maschera, iniziò a travestirsi quotidianamente, vera antesignana della body art e della performance art.

Il mito di questa icona anti litteram rivive anche nelle opere di artisti e creativi contemporanei esposte in questa occasione, dalla serie di plexiglas acetati realizzati da T.J.Wilcox, alle collezioni, ispirate a lei, di John Galliano per Dior (” Marquise Masquèee 1998) e di Karl Lagerfeld per la Cruise Collection di Chanel del 2010.

 Immagine: Mostracasati.it