10:30 del mattino, casa di Boris. Ritratto di Italo Bracci da giovane.

Italo Bracci finisce di sorseggiare un bicchiere di granita, ed io di spiegargli la teoria di Melarancia su di lui. I suoi occhi sono attenti, vibranti, cambiano sfumature di grigio ad ogni variazione della luce.

  • Dunque il professore aveva ragione? Quei libri somigliavano al tuo perché li avevi scritti tu?

Annuisce.

  • Per questo mi preoccupavi: eri sulla strada giusta per scoprire il mio segreto.
  • Segreto?
  • Beh… adesso so di potermi fidare di te. Boris, vedi, non si tratta solo di quei libri che ti sono capitati davanti al laboratorio di lettura… Io faccio lo scrittore da cinquantatré anni, sai, da prima ancora di diventare maggiorenne…

Lo interrompo per un attimo.

  • Come hai cominciato?
  • Non per caso: amavo inventare storie fin da bambino. I miei compagni di scuola giocavano a pallone ed io immaginavo avventure in cui quello stesso pallone prendeva vita e faceva di testa sua… Ho cominciato pubblicando tantissimo: tra i venti e i trent’anni mi capitava di fare uscire cinque libri in un mese e averne in preparazione un altro paio per il quello successivo. Il mio editore, all’inizio, ne era felicissimo…
  • Sembra quasi che a questo punto della storia ci sarà un ma!
  • Esatto… La casa editrice si stava attirando delle critiche velenose dalla concorrenza e dai giornali: “avete solo un autore?”, “il vostro catalogo si riduce al solo Bracci?”, insieme a molte altre frecciatine peggiori…
  • Non ti hanno licenziato, vero?!
  • Oh, no! Ma il mio editor, Eli, ha trovato una soluzione di compromesso: pseudonimi. Avrei continuato a pubblicare più di un libro al mese, ma sotto nomi falsi. Per ciascuno degli autori immaginari che avrebbero firmato i miei romanzi vennero inventate vite, mogli, case in campagna, genitori, figli ribelli. Ero negli anni di una sperimentazione continua: giocavo ad imitare generi letterari diversi dal mio, a cambiare modo di scrivere ad ogni nuovo romanzo, ad ogni capitolo, ad ogni pagina.
  • Per quanto è andata avanti?
  • Anni! Così tanti che alla fine il nome di Italo Bracci ha perso la notorietà di una volta, in favore di tutti gli altri miei alias…
  • Questa storia degli pseudonimi vi è sfuggita di mano, eh?
  • È proprio questo il problema, adesso, Boris, ed il motivo per cui avrei bisogno del tuo aiuto. I miei libri sono così tanti che ho perso il conto. Non ricordo più tutti i miei pseudonimi, né mai sono stati riconosciuti come tali dalla casa editrice: pensa che avevano pure un regolare contratto… Era impossibile distinguerli dagli scrittori reali.
  • E quando un tuo alias vinceva un premio? O veniva invitato ad un festival letterario?
  • Attori: Eli li istruiva su ogni dettaglio, erano persone fidatissime. Non riesco più a contattarli, però, devono aver cambiato svariate vite anche loro, adesso, come fossero personaggi… solo un’attrice ricordo bene, e sono sicuro che abita ancora ad Emilia, la mia città. Si chiama Lorena.
  • E ha interpretato un tuo alias… femminile?
  • Certo! Ti ho già detto che amavo sperimentare ogni tipo di scrittura: è stata una sfida scrivere con la testa di una donna. Vedi, all’inizio i miei alias erano solo dei nomi a cui attribuire libri scritti da me. Col passare del tempo, però, ciascuno di loro ha cominciato ad assumere una sua identità, ad avere un pubblico che si aspettava scrivesse sempre nello stesso modo, fosse in un certo modo. Per fare questo, dovevo diventare qualcun altro, calarmi sempre più nei panni dei miei scrittori alter-ego, provare ad interpretarli, a pensare come loro. Alcuni sono diventati assai celebri, altri non hanno avuto successo, altri ancora sono morti o si sono sposati o sono diventati troppo vecchi per continuare con la scrittura, e dei più eccentrici si sono perse le tracce durante viaggi nel deserto o negli arcipelaghi d’Oriente. Il mio problema è che adesso non li ricordo più tutti, come ti dicevo; ma sono parti di me, capisci? Spero che Lorena si ricordi di quegli anni, che possa darmi qualche pista, e di poter contare sul tuo intuito, Boris: sei quello che può aiutarmi di più!
  • Come, Italo?
  • La mia vecchia casa editrice ha chiuso i battenti l’anno scorso. Ho cercato di procurarmi tutti i manoscritti che ancora possedevano e le cataste di libri invenduti che avevano in magazzino. Potremmo iniziare a lavorare su quelli, a cercare di distinguere i miei romanzi da quelli degli altri, a riconoscere tutti gli pseudonimi. Vieni a Emilia con me, cerchiamo Lorena, risolviamo la questione! Prima di morire, per i pochi anni che mi rimangono, non desidero altro che riunirmi a tutte le parti di me sparse in centinaia di libri…

Partire. All’improvviso, con una missione. Penso meccanicamente che dovrei dirlo a Mila, chiederle di venire con me. Poi mi ricordo dello stato attuale dei nostri rapporti, del litigio di ieri, di quanto mi ha fatto male la sua decisione di andarsene di casa solo per ripicca… ci farà bene stare qualche giorno lontani, comunque.

  • Ci sto, scrittore. Considera iniziata la nostra missione.