1. 09:30 del mattino. Caffè letterario. Hai novità per me?

Dove andare a scrivere un nuovo articolo per #BlogBoris se non qui? La saletta è ancora semivuota, il climatizzatore ha appena cominciato a funzionare, gli unici rumori provengono dalla macchinetta del caffè dietro al bancone – con Jules che armeggia in mezzo a pile di cucchiaini – e dal cd in sottofondo, un pezzo di Wim Mertens in riproduzione.

Quando sono uscito di casa, Mila dormiva ancora. Mi sono alzato dal letto piano piano, ho staccato quasi subito la sveglia, fatto la doccia, preso una tazza di latte in piedi davanti al frigorifero. Il tutto provando a fare meno trambusto possibile: credo che uno dei cardini della convivenza che abbiamo cominciato a vivere sia proprio il non volerla svegliare coi mille rumori della mia mattina. Anche io, comunque, quando ero uno studente universitario, dormivo tantissimo…

  • Buongiorno, Boris.
  • Salve, Jules.
  • Come stai? Posso portarti qualcosa?

Chiedo un caffè e l’omone torna verso il bancone facendosi largo tra le sedie. Pensiamo a #BlogBoris, adesso.

Il notebook si accende con un ronzio. Non mi stancherò mai di vedere la homepage del mio blog aprirsi per il primo post della giornata, né mi ci abituerò: devo ammettere che da quando è cominciata l’avventura di #BlogBoris, la mia vita è un po’ cambiata; è quanto sto cercando di raccontare nel mio romanzo, quello in progetto per il contest nazionale degli Scrittori. Getto un’occhiata al titolo dell’ultimo capitolo scritto, L’occhio greco, e non posso non pensare alla paura di perdere Mila, alle botte di Bruno, alla corsa con l’estintore in mano attraverso la china-town. Da quel pomeriggio è passata solo una settimana, ma chi lo direbbe? A volte, sembra trascorsa un’eternità, altre, come adesso, la rabbia e l’angoscia tornano a gonfiarsi dentro al petto. Questa è davvero la prerogativa di tutti gli eventi che ci lasciano addosso forti emozioni e ricordi marchiati nel profondo.

L’articolo che ho in programma di scrivere è su un nuovo lettore di e-book che è stato presentato come il migliore mai esistito. I miei lettori si dividono da tempo sulla questione “libro di carta Vs libro digitale”, ma pare che questo dispositivo annullerà le differenze, segnerà la fine della faccenda, accontenterà tutti. La mia opinione? Sono un po’ scettico…

  • Boris! Non ti avevo visto salire qui in saletta.
  • Buongiorno Piotr, tutto bene?
  • A parte quest’ondata di caldo, intendi? Si può sopravvivere solo coi climatizzatori della libreria accesi.
  • Hai novità per me?

Si siede, arriva anche Jules. I granelli di zucchero si rovesciano nella tazzina e galleggiano increspando la superficie del caffè.

  • Il tuo e-book reader è arrivato ieri sera; il corriere mi si è avvicinato proprio mentre chiudevo il negozio. Un tizio “sospetto”, a dir la verità…
  • Sospetto?
  • Panama in testa, camicia a fiori, baffoni ispidi, occhiali scuri. La casa di produzione dell’ eReader sta mantenendo un riserbo da agenzia di spionaggio: il dispositivo uscirà solo tra qualche mese, ma ad alcune librerie è stato concesso di provarlo in anteprima. Naturalmente, non potrei affidarlo ad una persona più indicata di te! Il pacchetto è questo qui: che aspetti? Aprilo!

2. 11:00 del mattino. Ingresso del caffè letterario. Acchiappalo, Boris!

Mi avvicino alla cassa della libreria per pagare un paio di taccuini, il nuovo eReader in una tasca della borsa messenger. L’ho provato fino ad adesso e se la prima impressione è quella che conta, è proprio quella di un dispositivo rivoluzionario…

  • Acchiappalo, Boris!

Piotr urla da dietro il bancone, allunga il braccio verso la porta, ad una signora in fila cadono due o tre libri dalle mani. Un uomo ha appena strappato un quadro dalla parete ed è corso via!

Ho fatto un balzo sul pianerottolo della libreria, ma l’ho perso di vista: le strade, in questa zona di Irene, sono dedali che girano attorno alla stazione degli autobus o che incanalano verso il porto. Vedo Jules scendere dalla scala a chiocciola, parlare con Piotr; mi fa segno di avvicinarmi, slaccia il grembiule, tira una pipa fuori dalla tasca laterale dei pantaloni cargo, riflette.

  • Com’era il ladro?
  • Ossuto! Calvo! Non era giovane, ma è stato rapidissimo! Boris, anche tu l’hai visto?
  • No, Piotr, mi spiace! Stavo ancora pensando all’ eReader… che cosa è stato rubato?
  • Il quadro della Grande Onda!

Jules sbuffa un cerchietto di fumo.

  • Valore, Piotr?
  • Nessuno! È solo una stampa artistica su tela…

3. 11:35 del mattino. Via Bisogno. Ti sei mai innamorato?

  • Amore?
  • Buongiorno Mila!
  • Dove sei? Non ti ho sentito uscire…
  • Ho passato la mattina in libreria, a ritirare quel lettore e-book di cui ti avevo parlato! In realtà, la situazione ha preso una strana piega…
  • Sei ancora lì?! Puoi controllare una cosa per me nel reparto DVD?
  • Nel reparto DVD?
  • È uscito quel film che abbiamo visto a Febbraio! Quello che ho adorato, ti ricordi?
  • Diciamo che non hai parlato d’altro per un paio di settimane; va bene, comunque, vedo di portartelo stasera.
  • Ah… non torni a casa per pranzo?
  • Non so, piccola, devo prima finire una faccenda con Piotr e Jules…

Il sole picchia forte, non tira un filo di vento. Riattacco il telefono e chiedo:

  • Jules, oggi non è il primo giorno d’estate?
  • Si! Mila si è ripresa dalla scorsa settimana?
  • Ormai quasi del tutto. È tornata quella di sempre, coi suoi modi unici di farmi impazzire… tu, Jules, ti sei mai innamorato?
  • Non direi, Boris: ho sempre fatto il barista.

Uno di quei déjà-vu improvvisi mi lascia una strana sensazione alla sua risposta, come di una frase già sentita.

Stiamo provando a seguire le tracce del ladro. Piotr non sporgerà denuncia, visto il valore irrisorio del quadro, ma Jules voleva cercare qualche risposta in più. Perché rubare proprio quella stampa, in una libreria e in pieno giorno? Potrebbe venirne fuori un articolo per #BlogBoris, o un capitolo nuovo per il mio romanzo. Ormai ho imparato che la scrittura nasce dalla vita.

  • Tu cosa pensi?
  • Credo che se le onde ossessionano tanto il nostro ladro, la prima tappa deve essere il porticciolo sul lungomare. Sbrighiamoci, però: devo tornare al lavoro.

Il mare si increspa leggermente. Pescatori seduti cavalcioni sui muretti, secchielli colorati e una valigetta aperta accanto, lenze luccicanti tese verso l’acqua.

  • Calvo e… come l’ha descritto Piotr?

Ad un primo sguardo, solo codini incatramati sbucano da sotto i capellini. Jules avanza lentamente, appesantito dalla sua corporatura massiccia, sbuffa dalla pipa e continua a lanciare occhiate intorno. Più lo guardo in questa situazione, così diversa da quelle in cui sono abituato a vederlo, e più mi ricorda qualcuno, è un altro déjà-vu… ma non riesco a far quadrare queste impressioni.

  • Senti, Jules…
  • Guarda! L’uomo che sta salendo su quella barchetta!

È lui. Tornano tutti i dettagli della descrizione di Piotr, ed ha ancora il quadro sotto il braccio! Ci riconosce anche lui:

  • Siete quelli della libreria! Tu mi hai portato il caffè e tu prendevi appunti su un aggeggio elettronico! Non volevo rubare niente, lo giuro!

Continua a parlare e si scopre che l’immagine della Grande Onda è per davvero strettamente legata alla sua vita.

4. 21:17. Casa di Boris. La bozza del nuovo capitolo.

  • Finito!
  • Leggimelo, Boris!
  • Sono riuscito a caricare via Wi-Fi la bozza del nuovo capitolo sull’eReader; ascolta, e dimmi che ne pensi.

CAPITOLO 7. RITRATTO DELL’ARTISTA OTTUAGENARIO

Il ladro del quadro prende un lungo respiro, comincia a raccontare la sua storia. Ancora in piedi sulla barchetta, come lo avevamo appena raggiunto Jules ed io, la cornice sotto il braccio.

  • L’immagine della Grande Onda è l’ultimo disegno di Hotaka, il maestro giapponese del XX secolo. Per tutta la vita aveva dipinto solo città: realtà urbane, capannoni industriali da periferia, automobili nella notte, locali alla moda, casermoni rettangolari. A ottantotto anni, osservando una giovane donna correre sotto la pioggia, la conversione panteistica, la decisione di raffigurare spazi naturali, colori del cielo, sbocciare di fiori, tramonti sulle montagne.

Jules socchiude gli occhi:

  • Meglio tardi che mai…
  • Hotaka si ritirò in baite, fari abbandonati, casette sugli alberi. Sgomento, diceva di non aver mai avuto un vero contatto con la Natura, di essere vedovo di lei. Iniziò raffigurandola come una gigantesca donna nuda, per essere immediatamente giudicato scandaloso dal costume di quegli anni, fino al cambio di prospettive, al ritrarre quelle forme femminili nelle forme naturali del mondo: cascate di edere per i capelli sciolti di lei, radici sporgenti dal terreno per i piedi, colline per le curve dei fianchi. Per ultima, dipinse questa: un’onda che è la sagoma delle sue dita tese, un’immagine ritratta en plein air in una mattina d’agosto sulla spiaggia di Cinofìla. Pescatori vanno incontro allo tsunami…
  • Imprudenti? Suicidi?
  • Potrei raccontartelo io. Ero a Cinofìla quella mattina. Sono uno di quelli…

 

Mila mi guarda con un piglio interrogativo.

  • Era solo un ragazzo, ma lavorava come pescatore sulla barca di un cugino. È stato raffigurato sulla tela e, da quel momento, ogni volta che vede l’immagine dell’Onda, non riesce a resisterle e deve averla: ci ha detto di possederne centinaia di copie…

Lei si alza e accende il televisore.

  • Ossessionati da un’immagine… che ci ricorda il nostro passato… quanto lo capisco!

Ha lo sguardo trasognato di quando allude a qualcosa che conosce solo lei e, temo, non vuole o non può condividere con me.

  • Continuo a non afferrare l’impressione che ho avuto su Jules!
  • Massiccio, fumatore di pipa, sguardo indagatore… Boris, ho capito! So chi ti ha ricordato!
  • Chi?
  • Ah, non te lo dico! Dovrai spegnere quell’aggeggio e guardare il DVD nuovo insieme a me!

Si, glielo avevo comprato, alla fine. Dopo i titoli di testa, la scena di una spiaggia della Cornovaglia battuta dal vento. Ancora onde, oggi è proprio giornata. Ed ecco apparire il protagonista: un commissario corpulento, la barba ispida, sta caricando la pipa.

  • Jules!

5. 08:00. Casa di Boris. Buongiorno blogger, buongiorno rossa!

Per una volta ci svegliamo contemporaneamente, ancora abbracciati.

  • Dormito bene?
  • Hai scalciato tutto il tempo, Mila; non credevo facessi le maratone mentre dormi!
  • Ho sognato quel film… qualcosa mi dice che hai giochicchiato col device nuovo per tutta la notte…

Sbadiglia.

  • Solo fino a una certa ora, e prima di addormentarmi ti ho guardata dormire.
  • E cosa pensavi?
  • Solo questo: non si può paragonare il dormire da solo col dormire insieme a te.