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Linearità, semplicità, armonia: questa è il concetto che si nasconde dietro una scultura. Un’ armonia di sensi visiva tra materiali e idea. La moda aggiunge un tocco di fluidità, un’idea di movimento difficile da rappresentare a volte nell’arte. Può un abito essere una scultura? Può l’arte essere indossata? Forse.

Gli stilisti moderni hanno preso esempio dai loro predecessori per le loro nuove collezioni, ammirando la bellezza che hanno intorno, quella bellezza architettonica fatta di linee e incastri spesso trascurata.

Ecco che allora, per questa stagione primaverile, la moda si guarda attorno. Come fa Fendi, che prende spunto dalla città Eterna per le sue creazioni. Un mix di passato e presente racchiusi in abiti dalle delicate fantasie floreali, e Prabal Gurung che unisce il fascino orientale ad abiti dalle linee pulite e precise, messe in risalto da contrasti di colore.

Victoria Beckham si avvicina ad un’architettura più contemporanea e cosmopolita, dove non c’è eccesso o volgarità, ma estrema pulizia e ricercatezza, come Zara, leader del low cost, che all’estrema linearità contrappone l’audacia di tessuti in pelle e neoprene. Entrambi portano alle memoria quelle città della Vecchia Europa, che dell’architettura quasi scarna ma elegante e funzionale avevano fatto il loro tratto distintivo.

Versace segue questo modello, discostandosene solo per apportare più colore, più glam, un stile più newyorksese, dove sono i dettagli di colore o metallici a rompere la monotonia della regolarità delle linee. Abito architettonico si, mancanza di audacia o sensualità, no. E’ pur sempre Versace.

A fare da ponte tra queste due culture, ci pensa Thakoon che intrecciando tessuti, colori, linee e fantasie apre la strada verso nuove idee, dove il mix e il rispetto del passato non mancano mai nemmeno nella più contemporanea delle creazioni.

Immagini: Style.com; Offical Websites