Di Vera Wang si dice che incarni  perfettamente l’essenza dell’essere newyorkese. Se per avere la cittadinanza americana serve la green card, per essere newyorkese devi aver indossato e amato un capo creato da Vera Wang.

Se durante questa NYFW era mancato un filo di eclettismo, ecco che la designer ha accontentato questa essenza fondamentale della moda.

Sulle note dolci e romantiche di un pianoforte prima, e di un a musica tecno incalzante dopo, Vera Wang porta in passerella un eclettismo che si ispira per sua ammissione a Modigliani.

Una preponderanza del nero, una certa austerità e rigore delle linee anima la prima parte della collezione, dove trovano spazio completi giacca/pantaloni rivisitati: addio pantaloni lunghi, le gambe vanno messe in mostra, meglio lasciare spazio a shorts castigati e lineari.

Camice bianchissime spuntano da sotto top monospalla, con incroci sulla schiena, che danno l’idea di essere come delle piccole corazze, il tutto abbinato a gonne lunghe, fruscianti, con spacchi vertiginosi. Piccole cinture e zip sono messe in evidenza dal loro bagliore metallico e lucido.

Tutto lineare, tutto pulito, nessun eccesso.

E poi il cambio di rotta. Verso la fine, abiti di materiali leggeri, quasi impalpabili, come il tulle vengono impreziositi da paillettes. Le trasparenze dei tessuti danno quel tocco di sensualità che non gusta mai.

E in perfetto stile newyorkese, non possono mancare le pellicce, che vengono impiegate anche per abiti senza maniche e cinture, che contrastano con alcuni cappotti fluttuanti che sembrano dannatamente leggeri per l’inverno.

Alla fine della sfilata, compare lei, Vera Wang in persona: timida, riservata ma con un sorriso sincero e con umiltà insegna ancora una volta cosa è New York.

 

Credits Immagini: Vogue Runway