Un volto sereno ed emozionato quello  di David Grossman che al San Domenico Palace Hotel di Taormina ha aperto la stagione del Taobuk 2015, il Festival delle belle lettere diretto da Antonella Ferrara. Si dice a casa nella splendida cornice siciliana, luogo di arte e cultura; “Shalom, mi sentite?”, sono le prime parole che anticipano un po’ il filo conduttore dell’intervista condotta dal giornalista Franco Di Mare e dalla stessa Ferrara.

Per chi non lo conoscesse, Grossman è considerato uno dei più grandi scrittori contemporanei; nato a Gerusalemme , classe ’54 è uno scrittore raffinato ed esigente, uno di quelli che portano il lettore dentro la storia e non lo lasciano nemmeno quando questa si conclude. Storie per tutti ma non di tutti, Grossman ha vissuto personalmente i conflitti della sua terra, schierandosi per primo in favore di una risoluzione pacifica del conflitto palestinese. Ma la politica e lo schieramento sono stati solo parzialmente citati, toccati con distacco ed umorismo. Ed è proprio l’umorismo, questo sentimento dolce e amaro, a tratti atroce che alimenta il suo ultimo libro “Applausi a scena vuota” edito da Mondadori. Un libro pensato,meditato da anni come Grossman stesso dice : «Ho meditato su questa storia per oltre 25 anni, ma non sapevo in che modo raccontarla, quando improvvisamente mi è venuta l’idea di un’ambientazione “teatrale”, di un one man show affidato ad un cabarettista, uno stand-up comedian, per approdare ad una combinazione tra humor e horror, tra risata e tragedia».

La tragedia è proprio quella di scrivere la storia di un bambino che andava al funerale di uno dei suoi genitori senza sapere se avesse perso il padre o la madre, «Ho sentito una storia simile dall’esperienza personale di un mio amico, e così sono stato a pensare a questa crudele esperienza. Ma non trovavo mai il modo giusto per raccontarla. Il “come” è la cosa più importante per uno scrittore. Poi un giorno mi è venuta l’idea di usare il dispositivo comico, il mix perfetto fra horror e risata: il cabaret». Ed è proprio un comico, Dova’le, il protagonista del racconto. Inevitabilmente si toccano i temi della guerra e della violenza e l’autore non si tira indietro, nonostante il tabù sul tema politico, per dire la sua sulla violenza che quotidianamente vediamo nella sfera pubblica. “Si ridicolizza il male, i politici israeliani sono i primi comici del paese che vedono i conflitti come un qualcosa che fa ridere”; battute e risate tra la stampa e la gente pensando anche alla nostra situazione italiana.

L’autore presenta il libro con molto sentimento per far capire a tutti chiaramente il cuore del dramma,   il cinismo con il quale il dramma è comicizzato e come  Dova’le racconta la storia che avrà asprissime critiche da parte del pubblico :”Tu sei cattivo e non fai ridere”! Ma quale possibilità, quale scelta se non ridere? L’umorismo è la chiave di indipendenza dalla catastrofe. Si ride per non soccombere, e anche la scelta di inserire barzellette è assolutamente meditata. “Si dice che quelli di sinistra non ridano mai”, Grossman ci tiene a dire come non sia vero e come si tratti di pura e semplice propaganda di destra; lui è di sinistra ma fa ridere e infatti racconta anche una barzelletta ,quella del Koala che per non rovinare la lettura del libro non racconterò. E anche i lettori israeliani sembrano apprezzare questi inserimenti comici tanto da inviare migliaia di mail con barzellette da inserire nei prossimi libri.

«E’ una cosa molto dolce. Ma in questo libro ogni barzelletta ha un senso preciso. Risata e immaginazione sono indizi di libertà e io sento che quanto più la situazione che vivo è soffocante, tanto più ho bisogno della fantasia. L’immaginazione è un organo astratto dell’essere umano, un posto dentro di noi che non può essere soggiogato. Il solo fatto di saper immaginare un futuro diverso è il seme del cambiamento». Un cambiamento che sembra non avere soluzioni, che ha fatto perdere la speranza a tutti. Non si crede più alla pace, alla possibilità della pace. “Gli scrittori israeliani avevano credibilità e voce nel paese, ma la gente si sente sopraffatta e preferisce ritirarsi e chiudersi in se stessa; è complicato mostrare i vantaggi della pace, tutti dobbiamo convivere con la possibilità di poter trovare una soluzione, ci vuole coraggio, anche da parte dei governanti”.

Può una risata cancellare le atrocità? Che ruolo ha uno scrittore? Deve far ridere o deve far piangere? “L’unico obbligo di uno scrittore è quello di raccontare bene storie”.

E David Grossman gli applausi se li è meritati a scena “PIENA”.

 

Immagini: TAOBUK taormina book festival