Vi sono persone  famose ed altre, invece, che sono vere e proprie icone.

La differenza? Le une vengono presto dimenticate, le altre passano alla storia.

È questo il caso dei grandi personaggi della letteratura, dell’arte e della moda che hanno fatto il nostro tempo.

In questo articolo però non vorrei dedicarmi alle icone della moda, bensì a quelle della cultura del Novecento, in particolare Andy Wharol.

Se pensiamo a Wharol immediatamente ci vengono in mente i suoi iconici quadri raffiguranti Marylin Monroe o  le lattine della zuppa Campbell. In realtà l’artista polacco era molto di più.

Wahrol è stato un precursore del giorno d’oggi e con la sua arte, in particolare con la fotografia, esprimeva ciò che davvero era: un nevrotico molto famoso.

Le paure, l’ansia e tutto quanto è parte della vita umana erano l’ABC di Andy che “mascherava” il suo “io” dipingendo il glamour e vivendo nel bel mondo.

Andy Wharol è stato un personaggio molto influente per il suo tempo, perchè era riuscito a far propria la contemporaneità ed ad esprimere se stesso con tutti i mezzi disponibili.

È stato uno di quelli che ha compreso come la macchina fotografica abbia cambiato non solo il mondo, ma anche il nostro modo di vedere il mondo, divertendosì così a fotografare l’uomo in tutte le sue sfaccettature.

Come D’Annunzio aveva capito che la letteratura non si basava esclusivamente sul testo stampato, ma anche sul cinema e la radio, Wharol fa proprio anche il cinema, girando piccoli cortometraggi con tutti i personaggi dell’epoca e lasciando loro soli, nella storica Factory, davanti all’obbiettivo. Il risultato? Smorfie, risi, panico ed altro.

 L’uomo quando è solo non sa che fare, a meno che questi non riesca a far comprender al mondo intero, con il proprio intelletto ed il proprio ego, ciò che sente dentro di sé.

Questo significa essere un’icona.