Brewer Street. Soho. Londra.

La London Fashion Week trasloca in uno dei suoi centri piú antichi, tra Fitzrovia e Carnaby Street. Nonostante la location anticonformista (il Brewer Car Park) sistemata per l’occasione, la LFW apre i battenti con molte aspettative e un ‘aria di innovazione. Un evento aperto e accessibile a tutti, dai cittadini ai turisti. Un modo geniale di dare linfa a un evento che potrebbe rischiare di diventaresolo una ripetizione.

Ad aprirele danze ci pensa Zandra Rhodes.

Nonostante l’iniziale ansia (sono anni che non facva unapresentaziome stampa), la designer ha colpito per il suo uso non scontato del rosa, che non era nè stucchevole nè pop come quello di Barbie, ma un rosa Zandra. Vero must sono i capelli con dettagli gioiello. Difficile trovare qualcuno che non li volesse.

Rivelazione della giornata sono le presentazioni di Vielma London e Edeline Lee. La prima punta tutto su un mood dell’America vecchio stile, in un’atmosera riscaldata dalla voce di Elvis Presley e musica anni ’60. Abiti scintillanti e con zip, stivali pitonati al ginocchio, jeans a vita alta decorati con stelle e abiti con frange luminose: le modelle, giocando con il pubblico, animano la collezione rendendola piú viva che mai. Edeline Lee punta sull’arte, in un mix di geometrie e stampe fantasiose che catturano l’occhio. Abiti con tagli geometrici, scolli a v, crop top e gonne sopra il ginocchio sono i punti chiave di una collezione concepita come un viaggio dentro l’arte e il colore.

Bora Aksu punta tutto sul colore, forte, vibrante, accecante. Ma il colore da solo non basta, e le trasparenze, il pizzo e il tulle delle giacche, degli abiti e delle gonne fruscianti e fascianti regalano completi dolci ma non stucchevoli.

Manuel Facchini esordisce sul grande palco della LFW con un mood contemporaneo e sensuale, dove il little black dress viene reinterpretato, i completi giacca/pantalone perdono la loro aura seriosa per fare spazio a dettagli di pelle e shorts.

Daks é un mix di molte cose, che poi siano vincenti tutti quanti non si sa: Filippo Scuffi fa spazio alla Art Decó, uno sguardo agli anni’30, tra stampe micro e abiti da sera romantici, il tutto abbinato a silhouettes anni ’20. La novità? La sensualitá piú spigliata, che dona aria nuova all’intero brand.

Molly Goddard va in scena all’ICA (Instute Contemporary Arts) e non mancavano i suoi tratti distintivi come gli abiti da party dal mood glam punk, ma con dettagli di tulle in tonalitá ‘acide’. Si sa, a Londra se si vuol fare festa devi indossare un Molly Goddard. E grazie a questa collezione piú accessibile, estremamente colorata, non é difficile prevederne il successo.

Felder Felder punta sulla brillantezza: i tessuti dei suoi abiti, pantaloni, delle sue giacche, oltre a giocare con le lunghezze, catturano la luce e la restiuiscono in un’esplosione di colore che cambia continuamente.

Cosa riserva il secondo giorno di London Fashion Week? Non si sa, ma si spera che sia piacevolmente sorprendete come il primo. Senza pioggia, peró.

Immagini: Vogue.co.uk; VogueRunway.com