10:05 del mattino, casa di Mila. Le coinquiline, i biscotti e gli indizi.

Stamattina Flavia è di ottimo umore.

  • Buongiorno, rossa!

È appena uscita dalla doccia, i capelli che gocciolano giù dalle punte, l’accappatoio così largo che dentro potrebbero starcene tre di lei. Entra in cucina a salutarmi e prende il pacchetto dei biscotti dal tavolo; si appoggia al lavello, tira indietro il cappuccio con una mano, annusa un po’ dentro la confezione. Le faccio l’occhiolino.

  • I tuoi preferiti!

Flavia è una ragazza un po’ lunatica: ha tanti pallini bislacchi, passioni nuove ogni settimana, amori indimenticabili che durano il tempo di un bacio.

Non è granché ordinata né brava a cucinare e raramente riesce ad accorgersi dei dettagli, eppure nota che stamattina le mie occhiate vanno tutte a finire sullo schermo dello smartphone posato di sbieco sul tavolo: aspetto si illumini, trilli, vibri, squilli.

  • Si tratta di lui?
  • Boris è sparito.
  • In che senso?
  • Dopo avermi riaccompagnata a casa, la scorsa settimana, ha smesso di farsi sentire. Sul serio. Non un messaggio, non una chiamata, mai attivo in chat…
  • Visualizza e non risponde?
  • Esatto!
  • Si sarà chiuso nel suo antro a scrivere… ha voluto la solitudine, dopotutto. Aveva te, ma ha scelto di starsene solo a lavorare al suo romanzo. Di cosa potrà raccontare, comunque, ora che tu non sei con lui?!
  • Sì, probabilmente hai ragione…
  • Hai guardato sul suo blog?

Giusto, #BlogBoris! Il miglior modo per sapere qualcosa di lui. Acchiappo il cellulare e inizio a digitare. La schermata di HOME mi è così familiare che è come se #BlogBoris fosse anche mio, ormai. Nessun post sui suoi impegni del momento, ma ci sono quattro nuove recensioni.

  • Flavia, conosci questi libri? Pare li abbia letti da poco: Minaccia di piovere, Intonsi, Lati lunghi, Anni passati.
  • Non ne ho mai sentito nemmeno uno, Mila. Chi sono gli autori?
  • Aspetta… controllo subito… che strano! Nessun nome; eppure, Boris è sempre preciso nelle recensioni del blog. Questi libri sembrano non avere nulla in comune tra loro.
  • Ad ogni modo, devi star tranquilla. Lui tornerà e farà finta che non sia successo nulla! Dammi retta: io gli uomini li conosco bene. Non sono difficili da capire, eh, ma basta un po’ di pratica per entrare nella loro testa, afferrare i loro pensieri, perfino per riuscire a prevedere le loro mosse!

Posa il sacchetto dei biscotti e annuisce tra sé per confermare la sua stessa teoria. Mi piacerebbe dirle che quei toni suonano un po’ ridicoli, ma non riesco a pensare ad altro che a Boris.

Senza nemmeno accorgermene, ho di nuovo lo sguardo fisso sul cellulare e su quei titoli così strani.

 

11:00 del mattino, via Miceli. Tutte le strade portano a Boris.

  • Ero sicura che uscire ti avrebbe fatto bene; volevi rimanere a fissare lo smartphone tutto il giorno?! Devi ringraziare me e il mio shopping terapeutico, coinquilina!

Flavia spinge me e un paio di buste tra file di passanti accalcati e chiacchiericci distratti.

  • Non hai tutti i torti, bella. Penso ancora che potrei chiamarlo, però…
  • Chiamarlo?! Tu?! Dopo essertene andata da casa sua in quel modo, poi, dopo un litigio e senza una vera spiegazione…
  • Aspetta… cosa hai detto?! Da che parte stai, Flavia?!

E mi blocco immediatamente in strada, puntando i piedi. Passa un alito di vento e le falde dei pantaloni arabi ondeggiano sopra i sandali. Lei tentenna.

  • Dalla tua, rossa! Non ho fatto attenzione a quello che dicevo. Stavo guardando quell’uomo strano, lì in fondo alla strada, lo vedi? Guarda che occhialoni scuri!

Abbozza un sorriso, prova a distrarmi ma il guaio è fatto: grazie per avermi ricordato che ho la mia parte di torto in tutta questa storia! Boris, Boris… dove sei?!

  • Flavia, ti va un caffè? Freddo, magari, non ce la faccio più a camminare sotto al sole.

Indica una fila di casermoni liberty.

  • Entriamo lì. Adoro quel posto, è pieno di libri; io non leggo molto: mi piace vederli, toccarli e esserne circondata. È come stare in mezzo ad una folla di persone. Alcuni, poi, hanno delle copertine adorabili! Peccato che il profumo della carta stampata pizzichi così tanto il naso fino a farmi sempre starnutire.

Sta indicando il caffè letterario di Piotr.

 

11:15 del mattino, caffè letterario. Immaginarlo qui.

In nessun altro luogo Boris si sente a casa come qui. Apro la porta con la tachicardia: mi aspetto di vederlo in mezzo a tutti questi libri, al profumo dei cornetti caldi e del caffè, su un tavolino mentre sottolinea frasi, rifà la mina alla matita, giochicchia con il tablet, si gratta la barba. Lo aspetto, ma non c’è; e allora posso solo immaginarlo. È in piedi davanti al ripiano dei nuovi arrivi; sfoglia silenziosamente un giornale in un angolo; sale la scaletta a chiocciola verso la saletta-bar.

  • È un piacere vederti, Mila.
  • Piacere mio, Piotr. Come stai?

Il libraio ha una pila di volumi sul bancone e ne sta incartando un paio per un ragazzo e una ragazza dai capelli rossi.

  • Indaffarato! Le ferie arriveranno tardi, quest’anno…
  • È un bene, no? Significa che la città ha bisogno di libri!

Mi fa uno di quei suoi sorrisi larghissimi che spesso io e Boris abbiamo preso in giro.

  • Salite al piano di sopra: oggi Jules ha portato un caffè buonissimo. Sarà contento di vederti, Mila.

Piotr è un amico, ma non sono riuscita a chiedergli notizie di Boris. In qualche modo, ho una confidenza maggiore con quel gigante di Jules e preferisco parlare con lui. Ci accoglie proprio in cima alla rampa di scale, l’espressione bonaria. Lo abbraccio.

  • Jules!
  • Ciao, piccola Mila. È un po’ che non ti vedo da queste parti; per fortuna il tuo ragazzo mi racconta spesso di te.

Ho un brivido.

  • Hai visto Boris, di recente?
  • In realtà, no, saranno passate un paio di settimane, ormai. Abbiamo risolto insieme il caso di un pescatore cleptomane, te ne ha parlato?
  • Certo…

Appoggio i gomiti sul bancone, l’omone inizia ad armeggiare con la macchina del caffè.

  • Come mai non mi sembri per niente tranquilla, piccola Mila? Ti si legge in faccia il malumore.

Un tonfo e dei fruscii dal fondo della saletta: Flavia ha fatto cadere il tavolino dei giornali. L’aria del climatizzatore sfoglia le pagine fitte di immagini, titoli in grassetto, colonne di testo. Lancio un’ultima occhiata a Flavia e all’uomo che si è appena accovacciato a terra per aiutarla a raccogliere le riviste, poi torno a guardare Jules.

  • Ho bisogno di un consiglio, gigante. Dimmi un po’, se avessi perso Boris dove andresti a cercarlo?

 

12:35 del mattino, quartiere della Cittadella Fieristica. Parola di fratello.

  • Una fiera del fumetto? Mi stai veramente portando ad una fiera del fumetto?!
  • Ti prometto che non ci fermeremo a lungo, coinquilina!
  • Sarà pieno di cosplay, vero? Stand di gadget eccentrici e cataste di manga, giocolieri ed interviste a disegnatori famosi; no, Mila, non posso resistere! Piuttosto, portami ad una sfilata di moda, al concerto di quel guru della musica elettronica o a comprare scarpe!
  • Non è colpa mia se Freni è lì.

Già, Freni. Il fratello che la vita non ha dato a Boris, ma che lui si è scelto da solo.

  • Quel barista ti ha consigliato di cercarlo, eh? Secondo me, se n’è lavato le mani. Non mi sembra un gran suggerimento farti rimbalzare da una parte all’altra della città.
  • Qualsiasi problema abbia Boris, Freni lo sa.
  • Potevi chiamarlo, invece di farci venire fin qui! Dov’è? Io vedo solo ragazzi in costume da cartone animato…

L’amico di Boris è qui con la sua famiglia. Perfino Flavia sgrana gli occhi appena li vede: quei tre sono meravigliosi. Ridono, Freni tiene per mano Sim e ha il suo bambino sulle spalle, un cappellino buffo sulla testa, pezzetti di zucchero filato sulla maglietta. Sim mi corre incontro.

  • Sei sempre più bella, Mila!

Deve gridare, perché la fiera è caotica: c’è in corso una conferenza con i tre attori irlandesi apparsi in un episodio di Poliziotto Fuà. Freni mi lancia uno sguardo d’intesa.

  • Dovremmo esserci io, Boris e i tuoi amici giornalisti su quel palchetto ad incontrare i fan: siamo stati i protagonisti della notte dei tre irlandesi!
  • Protagonisti inconsapevoli!

Sim lo bacia.

  • A proposito del mio amico, Mila: dov’è Boris? Non lo sento da qualche settimana, sai? Spero che abbiate risolto quel litigio…

Se nemmeno lui ha idea di dove sia il mio ragazzo, allora devo iniziare a preoccuparmi. Prima che perda completamente le speranze, però, Sim gli dà un pizzicotto al braccio.

  • Sii sincero con lei: ha gli occhi lucidi, non vedi?

Freni diventa paonazzo.

  • Hai ragione… scusami, Mila; non volevo mentirti, ma Boris mi ha detto di non parlartene… vedi, è partito insieme a quel vecchio scrittore, Italo Bracci: non ho capito molto bene tutta la storia degli alias, ma so che dovrà aiutarlo con dei libri… Ha pensato che rimanere separati per qualche giorno – sì, una specie di pausa – potesse solo far bene al vostro litigio. Secondo me, aveva anche bisogno di respirare un po’ d’aria nuova.

La stessa motivazione con cui ho giustificato lo smettere di abitare insieme. Ma… Partito? Senza dirmi niente?

  • Guarda, coinquilina! L’uomo che poco fa mi ha aiutata a raccogliere i giornali si sta scattando un selfie insieme ai tre irlandesi!

 

13:20 del pomeriggio, sulla soglia di casa di Boris. Dimmi che sei tu!

Ho lasciato Flavia con Freni e Sim, sono corsa a casa di Boris per trovarmi davanti ad una porta chiusa. Busso, ma dall’interno nessuna risposta.

Sono rimasta sola!

  • Ciao Mila.

Lui! Alle mie spalle! Riconoscerei la sua voce tra mille altre, l’unica che volessi sentire adesso, quella che mi mancava di più! Come ho potuto pensare che Boris potesse lasciarmi qui così?

Una mano si stringe attorno al mio braccio; aspetto che mi volti, aspetto di percepire il solito brivido che provo ogni volta che mi tocca lui, ma per qualche strana ragione non sento niente. Anzi, la stretta si fa sempre più forte: mi sta lasciando le dita stampate sulla pelle. Non può essere Boris. Ma chi può avere la sua stessa voce?

  • Tu!

Non lui. Non adesso!

  • Ti ritroverò sempre, Mila, di continuo e in ogni dove. Sai perché? Perché una parte di te è identica a me: quella parte vorrà quello che voglio io, penserà come penso io, sceglierà quello che scelgo io, agirà come agirei io. Bruno e Mila: hai mai sentito di una coppia più bella?

 

23:30 di notte, Emilia. Una strada piena di parole.

 Questa volta, Bruno è riuscito a portarmi via con sé. Non ho opposto tutta la solita resistenza, ma solo perché ero stanca di combattere…

Abbiamo preso un pullman malconcio e siamo arrivati ad Emilia, dove doveva incontrare uno dei suoi che ci sta preparando dei biglietti falsi per il traghetto.

L’aria di mare soffia ovunque in questa città; è quasi mezzanotte, e lui è ancora dentro la tana sudicia del suo compare, tra le case di un quartiere insospettabile tutto luci al neon, insegne di locali e gente che si diverte.

È una strada fatta di parole, i muri sono pieni di messaggi d’amore, nomi, insulti, poesie brevissime. I graffitari si sono succeduti nel tempo, hanno tatuato integralmente le pareti. Sembra quasi che nessuno sia passato da Emilia, negli ultimi sessant’anni, senza lasciare qualcosa di scritto sui muri, sulle panchine o sulle lastre del marciapiede. Scorro ogni frase con gli occhi, cerco di immaginare i graffitari – innamorati, carichi di rancore, di voglia di evasione, ribelli – mentre agitano le loro bombolette di vernice.

Poi, un nome. Scritto lì, in mezzo a tanti altri, nello stesso rosso dei miei capelli. Quattro lettere. MILA. “Non essere stupida… non può essere rivolto a te”.

Una vibrazione decisa sulla coscia: una notifica. Tiro fuori lo smartphone lentamente, mi guardo intorno per assicurarmi che Bruno non sia di nuovo alle mie spalle.

BORIS: Ho finito il mio romanzo, amore. Non vedo l’ora di riabbracciarti!