In una curata casa del centro di Milano incontriamo Christian Pellizzari, giovane stilista che sta andando alla conquista del difficile mondo della moda, appassionato interprete della sua professione.

– La tua formazione, la carriera che ti ha portato a creare un tuo brand?

– Ho sempre avuto- ci spiega Christian- la passione per la moda e da sempre desideravo fortemente entrare in questo mondo. Era il mio sogno e, mio malgrado,frequentai l’Istituto Commerciale di Treviso, da dove provengo. Anche se gli studi di ragioneria non mi appassionavano più di tanto arrivai alla maturità per poi spostarmi a Firenze per intraprendere gli studi al Polimoda.

Poichè ero entrato con qualche anno di ritardo rispetto ai miei compagni di corso ed anche per la mia abilità e maturità i docenti mi permisero di terminare gli studi in anticipo. Da lì andai a lavorare per Tonello, brand appena nato che doveva essere lanciato. Vi lavorai tre anni imparando l’abc del mestiere dello stilista ma capii che, se fossi rimasto, la mia vita sarebbe stata sempre la stessa e così mi spostai a Parigi.

Il primo mese lo dedicai a studiare il francese ma già al secondo mese entrai a lavorare da Vionnet che si dedicava esclusivamente alla moda femminile. Io ero abituato a lavorare esclusivamente su capi maschili. Dopo otto mesi, quando Marzotto comprò l’azienda, dovetti lasciare la maison e fui assunto dal brand Jay Ahr. Insieme a Johnatan, il fondatore e proprietario del brand, riuscimmo a costruire e sviluppare una collezione, ma dopo tre anni, decisi di andarmene dato che non mi sentivo più appagato da quanto facevo.

Sentivo che dovevo creare qualcosa di mio e così tornai in Italia.

– Come nacque la prima collezione Christian Pellizzari?

– Dall’ ottobre 2010 al gennaio 2011 mi misi sotto e riuscii a presentare la mia prima collezione uomo. Ora, poichè l’uomo è piaciuto, ho voluto introdurre anche la collezione femminile che, fra i vari buyers, è andata a ruba.

– Attualmente le vendite del tuo marchio come stanno andando?

– Sono molto contento di come stanno andando le cose. I clienti li ho bene o male quasi in tutto il mondo ma vendo molto in Giappone, ad Hong Kong e, come terzo mercato, in Italia. Di stagione in stagione- sono all’ottava- ricevo dei piccoli segnali, quali una chiamata di un buyer che mi dice che sta vendendo i miei prodotti ecc, cosa che mi permette di continuare ad andare avanti da solo, con le mie forze. È un onore per me sapere che la mia collezione va a ruba e che un cliente, magari in su con l’età, sceglie me al posto di un Armani, Gucci o Dior.

Almeno che non vi sia una offerta stratosferica (sino ad ora le ho bocciate tutte), non vorrei avere un investitore che condizioni il mio lavoro. Io penso di farcela da solo e vedrò di continuare in questa direzione diversamente da quanto fatto qualche mio collega coetaneo. Presento poco le mie collezioni e curo poco l’aspetto della comunicazione, anche se ammetto che mi fa molto piacere che il mio lavoro attiri l’attenzione della stampa.

– Quale è il tuo processo creativo da cui parte e si sviluppa la tua collezione?

– Non vi è un momento preciso in cui decido di attivarmi per una nuova collezione, ma lo faccio di continuo. I viaggi, il leggere e i tessuti sono una delle mie fonti d’ispirazione principali. Soprattutto le stoffe. Adoro infatti andare nelle varie imprese a vedere il vero savoir faire italiano che si cela dietro ogni tessuto.

Mi piace guardare l’archivio dei manufatti delle varie aziende e scoprire motivi e fantasie fantastiche su jaquard o i tessuti biellesi che utilizzo per gli abiti. Le mie scarpe vengono realizzate a Riviera del Brenta. È un lavoro tecnico, non richiede voli pindarici, si basa sulla ricerca dei particolari, non su qualcosa che andrà di moda. Bisogna comunque stuzzicare l’interesse dei potenziali clienti, soprattutto in Italia, altrimenti non comprerebbero niente.

È solo da qui che incomincio poi a creare bozzetti e mi domando se indosserei io stesso quel capo. Se la risposta è affermativa va in collezione, altrimenti no.

– Che ne pensi del fenomeno blogger?

È un fenomeno che va sicuramente ridimensionato ma, purtroppo, è ineliminabile.

– Hai mai sentito la crisi?

– Sì, all’inizio, però poi tutto ha preso il piede giusto. Io e te siamo nati nel mezzo della crisi e se continuiamo così andremo molto avanti.

– A che uomo ti ispiri?

– Il mio è sicuramente un uomo classico, giovane che è capace di abbinare un jeans ad una giacca in jaquard. È un uomo che osa ma non troppo e che cerca comunque la qualità al posto della quantità.

– Che ne pensi della moda italiana?

– Penso che la moda italiana sia la moda più bella che ci sia nel mondo maschile come in quello femminile. Il nostro problema è il sistema moda italiano che è mal organizzato e  le istituzioni non aiutano. Per fare un esempio, la fashion week di New York fino a 15 anni fa non contava niente. Oggi è diventata una delle più importanti al mondo, così come per quella londinese. Sono città dove c’è più energia. L’Italia è una terra troppo individualista e ciò non porta a niente, anzi, riduce ad uno svilimento della moda italiana.

Per andare avanti in Italia bisogna essere molto bravi, poichè non si può sbagliare una collezione, altrimenti tutto ciò che è stato creato va a monte, poichè i compratori non si presentano più. La gente vuole il lusso ad ogni costo e, accanto a questo, linee pulite e pulizia sia negli abiti che negli accessori.

– Quale la città che vorresti conquistare? E chi è il divo che vorresti vestire?

– Sono affascinato da New York e mi piacerebbe molto che gli americani indossassero la mia moda. Non mi sono mai posto il problema né sognato che qualcuno di famoso indossasse i miei abiti. Comunque il divo che più mi piace e affascina è Kayne West, dinamico, pulito, giovanile…

– Quali sono i tre capi/accessori che un uomo e una donna non possono non avere nell’armadio armadio? E quali i colori più rappresentativi per la tua moda?

– Tutti e due devono avere uno smoking (adoro la donna con lo smoking), un cappotto vestaglia. Dà calore ed eleganza sia a lei che a lui) ed una camicia bianca (dà quel tocco in più di stile a chiunque la porti. è uno status).

Per quanto riguarda il mio stile sicuramente il blu, il bordeaux, il mio colore preferito, ed il cammello. Sono fondamentali per il guardaroba di ognuno di noi.

– Quali i tuoi progetti per il futuro?

– Sicuramente vorrei aprire un negozio. Sto valutando varie proposte su Milano. Voglio un negozio in un posto dinamico, giovane, dallo spirito libero e classico allo stesso tempo. Vorrei anche organizzare una sfilata, ma per quello vedremo. Sicuramente non voglio più fare la fiera a Pitti. Un evento privato non sarebbe una cattiva idea….

 

Immagini: Press Office. Da Sinistra a Destra: Christian Pellizzari; Christian Pellizzari collezione PE 2014